domenica 12 febbraio 2017

Avventure del long weekend

Ciao a tutti!
Continuiamo con la serie di aggiornamenti riguardanti le gite, questa volta siamo andati a Mount Cook! Anzi, è andato solo Matteo, perchè Silvia lavorava il sabato e lo ha spinto ad organizzarsi per non perdere l'occasione di sfruttare il weekend lungo in arrivo, con il lunedì festivo per la ricorrenza della fondazione del Paese. Lei ha sfruttato i giorni di riposo per una mezza impresa che leggerete in seguito.
Così, chiedendo a vari colleghi, Matteo è riuscito a mettere insieme un gruppo eterogeneo di 5 personaggi, 1 spagnolo, 1 ceco, 1 cinese e 2 italici.
 
 
 
Partenza decisa per il sabato mattina con la macchina dell'altro italiano, che il venerdì decide di farsi multare per non aver rinnovato una sorta di bollo, quindi è stato il nostro bolide, di seguito Scorpacciata (è un bel nome eh?) a portarli nelle terre montane, mentre il ceco ed il cinese si sono avviati dopo il lavoro.
L'italiano decide di fermarsi a prendere delle birre per il weekend, ma all'uscita del supermercato l'addetta li ferma e se ne esce con una frase un po' contraddittoria: "Visto che sembrate sulla trentina, fatemi vedere i documenti"...Matteo ovviamente, dopo aver spiegato che tanto non avrebbe usufruito dell'alcol, mostra la sua carta di identità, che non viene accettata e quindi, dopo le proteste dell'italiano, escono a mani vuote.
Le quattro ore scorrono parlando del più e del meno, e passano accanto al lago Pukaki, dal color azzurro pastello, le cui acque arrivano direttamente dai ghiacciai del monte Cook (Aoraki in maori), ed è stato riconvertito per ricavarne energia idroelettrica
In dirittura d'arrivo
Arrivati nel primo pomeriggio, l'idea era di aspettare il resto della truppa salendo fino al rifugio Mueller alle spalle del parcheggio, ma i nuvoloni grigi li hanno fatti desistere, rinviando l'attività alla mattina seguente tutti assieme. Si sono invece diretti lungo il sentiero facile ed in piano (e quindi stipato di cinesi) verso il ghiacciaio Hooker, la cui valle rimane, per capirci, sulla sinistra del monte Cook. Si attraversano 3 ponti di questo tipo
seguendo la via da pensionati che in un'oretta porta al ghiacciaio, visibile in fondo alla valle sotto il grigio strato di detriti che lo ricopre

Probabilmente il primo ghiacciaio che Matteo abbia mai visto!
Il cielo cominciava a schiarirsi e si sentiva nell'aria profumo di avventura. Hanno provato a spingersi un poco lungo la sponda per scrutare meglio il resto della valle ma il tempo stringeva per l'arrivo del resto della compagine e bisognava ancora decidere come organizzare i due giorni liberi rimanenti.
Sulla via del ritorno
Riunitosi il gruppo in serata, la plebe ha montato le proprie tende da 15 dollari in gruppo, mentre il sangue blu Matteo, sprovvisto di tanto armamentario, ha passato la notte nel lusso di Scorpacciata.
 
Che lusso!
Discorrendo, Matteo propone di andare al rifugio Mueller in mattinata e dopo pranzo partire per andare a dormire in un "bivacco", il Ball Hut, proposta che viene subito accettata da tutti.
La mattina dopo partono su per il sentiero verso il Mueller Hut, la cui prima metà è fatta di scalini, ma nonostante ciò il cinesino risulta essere uno dei pochi asiatici su per la tratta (dovete sapere che asiatici ed africani hanno una repulsione fisiologica per camminare).
Cielo decisamente più invitante del giorno prima
Arrivati alla fine della parte con gli scalini con molta fatica da parte del cinese, ci fermiamo a farlo rifiatare in attesa che decida se vuole arrivare al rifugio o meno.
Dopo di che Matteo prova a spronare il cinese dicendogli "Forza, non sarai mai più così in alto, ora o mai più!", ed ello si convince...non che la cosa gli faccia cambiare passo :)
Il sentiero diventa propriamente detto, senza scalini da turistelli,
e alla fine arriviamo sulla sella, dove il gran vento obbliga a sbilanciarsi in avanti per stare in piedi, o a pose ninja per avere stabilità per scattare una foto.


Per Matteo la gita finisce lì, anche pensando ai tempi di ritorno, pranzo e ripartenza, ma il gruppo decide di andare a vedere il rifugio, e così tutti insieme arrivano sulla neve e fare a palle di neve.
Dettaglio del rifugio
Il rifugio poi non lo hanno raggiunto perchè si stava facendo tardi, e con molte soste causa cinese, hanno conquistato di nuovo il campeggio, dove l'asiatico è crollato a tavola mentre gli altri facevano il loro tardivo pranzo. Il calcolo delle tempistiche non sembrava impensierire l'altro italiano che si preparava zuppe e caffè tranquillamente. Matteo era disposto a rinunciare ad andare a Ball Hut per rimanere con il cinese, che non se la sentiva di fare altri 8 km, ma poi lo spagnolo è salito in cattedra e, ricordandogli che ha solo 20 anni e non può essere ridotto così, lo ha convinto a partire. Il suo zaino conteneva solo cibo e sacco a pelo, la tenda l'ha portata Matteo, anche perchè la doveva condividere con lui e cercava di non rallentare ulteriormente il gruppo. A dire il vero, metà dello zaino era occupato da un piumone invernale, perchè ha dovuto prestare il sacco a pelo di Silvia allo spagnolo...come vedete una bella armata Brancaleone!
Lo zaino era pesante ed il passo affaticato, ma speravano di essere allietati dalla vista del ghiacciaio, questa volta nella valle a destra rispetto a mount Cook, ma invece un muro di detriti divideva il sentiero da esso. 
Sulla sinistra il muro di detriti
Il sentiero era per metà una strada sterrata, la cui fine segnava la metà del percorso. Ad un certo punto, per curiosità, lo spagnolo va in cima al cumulo di detriti per vedere il ghiacciaio e scopre di essere proprio sul punto che divide il lago dal ghiaccio
Ad un certo punto la strada è franata nel ghiacciaio e si prosegue seguendo il sentierino che si fa largo tra i detriti
Ci si illude che il bivacco sia sempre dietro l'angolo, ma si vedono solo pietre e detriti. Ad un certo punto anche il sentierino risulta collassato (anche se Silvia, per credirci, ha deciso che ci andrà di persona a vedere questo collassoooo) sebbene più sotto si possa scorgere la continuazione della strada sterrata. Si vede solo una traccia poco marcata per scendere e ricongiungersi alla strada, e così procedono

Il peggio sembra passato, finchè il sentiero non si perde in una frana...per fortuna l'italiano aveva un programma sul telefono che mostra le cartine topografiche neozelandesi associate a gps, così si sono accorti di essere fuori traccia e riconquistano prontamente la retta via segnata dagli ometti (dannato ceco alla testa del gruppo...sei cieco????)
infine, con gli ultimi minuti di luce disponibili, arrivano a Ball Hut, una minuscola costruzione che pare più una scatola di scarpe per le dimensioni...
ma, comunque, per fortuna è vuoto così che Matteo può dormire di nuovo comodo, assieme al cinese e lo spagnolo, mentre gli altri due piantano le tende.
La serata passa spensierata come può essere una serata del genere, manca giusto il fuoco, che non accendono perchè il buio ha impedito di individuare il posto appositamente sistemato. A fare da diversivo ci sono i Kea, pappagalli giganti autoctoni che fanno un verso assordante e le provano tutte per rubare cibo ai visitatori
La notte passa così così per Matteo, prima i Kea a fare rumore e poi quando volano via arriva il vento a fare sbattere la porta, mentre gli altri se la dormono....così si sveglia all'alba e fa colazione mentre il ceco fa foto del paesaggio
Quindi anche gli altri si svegliano ed incombono le nuvole cariche di pioggia. Il pensiero di Matteo era a superare il pezzo critico prima della pioggia, ma tra l'italiano che si fa il caffè e lo spagnolo che vuole andare a fare le ultime foto del ghiacciaio, i tempi si dilatano....così nel frattempo Matteo si fa un bastoncino in caso servisse come appiglio aggiuntivo nei detriti.
Per fortuna risulta essere molto più semplice della sera prima
Sembra una passeggiata ma veniva giù tutto
e così superato il peggio la pioggia non fa più paura e se la prendono comoda verso il parcheggio e il ritorno a casa, fermandosi anche a sorseggiare l'acqua di una cascata
Finalmente un po' di "avventura" dopo tempo immemore!

Ma ora veniamo al weekend di Silvia!

Se a Matteo non piace programmare ma in un certo senso gli piace sapere dove andrà, a Silvia piace programmare ma non sapere dove arriverà ahhah. Bella coppia eh?
Il sabato lo passo a lavorare, wow che divertimento. Ah si, mi sono licenziata dal lavoro in fabbrica anche se il capo era venuto a dirmi che era davvero un peccato. Si, stronzo certo è davvero un peccato che tu non mi abbia mai pagato gli straordinari a dovere. Quindi, così senza troppo cercarlo, ha trovato dopo 5 giorni un lavoro come cameriera/commessa in un posto che vende prodotti italiani. Si prende il buono di quel lavoro, e cioè gli ottimi orari di lavoro.
Parliamo però di cose più interessanti: domenica aspetto il messaggio di un'amica che mi aveva detto:ti scrivo quando mi alzo e decidiamo cosa fare. Siccome sapevo già che non si sarebbe fatto niente, ma per la legge di Murphy decido di aspettare comunque fino alle 10:30. Giorno caldissimo, forse il più caldo di tutta l'estate. Decido di andare a New Brighton con Ringhio (la mia bici). Dopo essermi persa svariate volte, nonostante l'aiuto di googlemaps arrivo e c'è troppo vento ... allora mangio il pranzo. Vado verso le colline ma ad un certo punto c'è una striscia di mare/acqua che non mi permette di passare dall'altra parte. Chiedo a dei passanti "vorrei andare laggiù, come faccio?"


Loro mi chiedono se sono matta e che arriverò per cena ma gentilmente mi indicano la strada per arrivare al ponte. Ovviamente erano due obeselle quindi non avevano idea di quanto sarebbe distato, in bici, quel posto e poi non dimentichiamoci che ero con Ringhio non con una bici qualunque.

Continuo per la strada asfaltata per svariati km e ad un certo punto la mappa segna di passare in mezzo ai campi...mah. Come farò ho pensato? Vabbè lancio la bici al di là del recinto e probabilmente c'è una stradina che non vedo da qui. Come per magia, come nei film, davanti a me, in mezzo ai ciuffi d'erba alti come me compare una minuscola entrata per le bici e pure il sentiero!! Continuo costeggiando il sentiero e ...


riguardo la cartina perchè non capisco che strada mi fa fare per arrivare alle colline. Fiduciosa continuo e mi avvicino sempre di più alle mie amate collinette.

 Ma ho uno strano presentimento...che strada ci sarà per raggiungere la cima?

 

Ecco che arrivo al Bridle Path cioè un sentiero super ripido che in 45minuti di camminata raggiunge Summit road (cioè la strada più in alto di Chch). Arrivo chiaramente nell'ora peggiore e cioè alle due di pomeriggio. Mi fermo quattro volte almeno perché provo svariate volte ad pedalare ma la ruota dietro continua a "sbrisar" e non ha grip ...quindi non mi resta che spingere per TUTTA la salita la mia bici che ho declassato a Ringhiella. Ben le sta. (me le faccio e me le rido ...come dice mia mamma "le mie trovate da giullare). Non ci credo neanch'io ma raggiungo la strada.

Foto per mostrare a Matteo che sono arrivata fin qui! Dal cartello inconfondibile!
Sorriso al quanto falso visto che ero con la lingua di fuori!
Mi fermo per un po' soprattutto perché devo fare i conti con un solo litro d'acqua. Googlemaps e maps.me dicono che non posso continuare su quella strada asfaltata e secondo loro dovrei ridiscendere la stessa strada. Eh no, neanche per idea. 
Lyttelton alle mie spalle
Scusate per i tanti selfie ma il paesaggio è sempre uguale (a ben pensarci anche la mia faccia) e la salita non si meritava una foto).
A sensazione, non di sicuro per il mio orientamento, decido che quella strada mi porterà a Port Hills. Inizio di nuovo a pedalare...ma sob è falso piano!!! altro che pianeggiante!! Per fortuna pochi km e poi inizia il piano e poca discesa. Arrivo al mio amato posto dove ho visto due albe e quindi...avevo ragione!!
 
Con filtro occhiali
La strada mi porta e Port Hills. Non ho fatto altre foto perché sono sempre le stesse, anche se il posto continua a piacermi. Da lì decido di non scendere per la strada stretta e  pericolosa ma di scendere sul sentiero per i pedoni, fermandomi e lasciando passare ogni volta che c'è gente. Dopo pochi km però mi annoio e scendo sulla strada (tanto il tratto più pericoloso era superato). Felice come poche persone in quel momento, mi godo la discesa e dico a Ringhiella di non lasciarmi a piedi e di fare il suo lavoro. Mi ascolta.
Ho la brillante idea di fermarmi a comprare banane per Matteo, visto che sono per strada. Dopo pochi km, ho una strana sensazione...mi giro e ....la cerniera della zaino si è completamente rotta!!! Chiaramente portafoglio e cellulare erano in bilico ..giusti per perderli per strada. Vabbè mi sento molto fortunata perchè ho ascoltato la mia sensazione e non ho perso nulla. Quindi faccio gli ultimi km con lo zaino messo sul davanti e in qualche modo allacciato alla Silvia.
Che bella soddisfazione! E' stato un bel giro che ho pensato di rifare con Matteo ma per fortuna ho ancora un po' di buon senso e...senza mountain bike non farò mai più il Bridle Path a spinta!!
Cari amici..quando venite a trovarmi? Potremmo fare insieme queste scampagnate!
Ecco la cartina del mio super giro (non c'ho messo 4 ore ma molte di più...)

🌻

6 commenti:

  1. Ciao bella gente, siete grandissimi. é bello vedere che state bene e che vi divertite come pazzi.
    Un grande abbraccio.
    mauri e shizu

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    1. Ciao ragazzi, grazie per passare sempre di qua a salutare! A dire il vero anche noi controlliamo sempre il vostro blog ma non ci raccontate niente.
      In bocca al lupo per tutto e fateci sapaere!

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  2. Ciao boys, tutto bene? E' bello vedere Matte in maglietta mentre gli altri muoiono di freddo :-D e grande Silvia con super Ringhio!
    Un abbraccio,
    Simone

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    1. Ciao bello! L'occhio attento nota i piccolo i particolari! Speriamo voi stiate bene, un saluto

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    2. Noi tutto bene, vi saluta la Sere!
      Ciaooo Simone

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    3. Primo botta e risposta della storia del blog...evento!

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